sabato 3 maggio 2014

Ai funerali di Roberto Mancini: un poliziotto che non seguiva schemi. E leggeva Il Manifesto

Un poliziotto profondamente libero, che non aderisce a schemi precostituiti, al punto che "nei primi anni '80 subì come provvedimento disciplinare il trasferimento da Roma perché visto leggere il quotidiano "il manifesto" e per questo considerato pericoloso e inaffidabile", come ha testimoniato il suo collega.

Un marito solido e capace di condividere battaglie e ideali, nelle parole della moglie Monica: "grazie a tutti voi per essere qui. Vi chiedo solo una cosa: continuare a combattere per la Terra dei Fuochi, lui l'ha fatto per noi è per i nostri figli".

Un padre, in grado di trasmettere fiducia e dare forza "alla fine la vita e' solo una prova e mio padre l'ha affrontata", ha detto la figlia tredicenne "Solo la sua morte è stata la sua debolezza. Vi chiedo di non usarla per affermare la vostra forza".

"Un uomo, una persona giusta", come lo ha descritto Don Maurizio Patricello che ha officiato la messa per i suoi funerali, chiedendo più vicinanza tra i territori contaminati della terra dei fuochi e i palazzi della politica.

Così è stato ricordato questa mattina ai funerali, nella basilica di San Lorenzo a Roma, Roberto Mancini, il sostituto commissario che indago' sulle eco mafie in Campania e nel 1996 consegno' alla Dda di Napoli l'informativa che scopriva la Terra dei fuochi. Che dal 1998 al 2001 lavoro' per la Commissione d'inchiesta parlamentare sul ciclo dei rifiuti, facendo decine di sopralluoghi nei luoghi più pericolosi dove erano sepolte scorie. Che dopo l'accertamento da parte del comitato di verifica del Ministero delle Finanze che il suo tumore del sangue deriva da "causa di servizio" ha avuto dallo stato un indennizzo di 5.000 euro.

Non sono stati fatti i funerali di Stato per Roberto Mancini, ma funerali solenni. Molto sentiti per coloro che hanno saputo, e potuto parteciparvi. Forse un migliaio di persone, tanti agenti della polizia, "mamme del dolore" che hanno visto i loro figli ammalarsi di tumore nella terra dei fuochi, ragazzi dell'associazione "le agende rosse", ma anche giovani turisti in gita a Roma che si sono trovati a San Lorenzo al momento dei funerali e hanno considerato "doveroso" parteciparvi.

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