La città dei sogni è un luogo fatto di molte voci, dove l'identità singolare e unitaria è un'illusione. Naturalmente, Obama è nato lì. E anch'io. Quando uno porta la propria molteplicità stampata in faccia, tematizzata in maniera quasi troppo ovvia, nel dna, nei capelli e nel beige della pelle, beh, si vede subito che viene dalla Città dei Sogni.
E' il tipo di città, dove le persone saggie dicono "io", con grande cautela, perchè "io", sembra un fonema troppo diretto e singolare, per rappresentare la vera molteplicità della loro esperienza. Gli abitanti della Città dei Sogni preferiscono usare il pronome collettivo "noi".
Nel corso di tutta la campagna elettorale Obama è stato sempre attento a dire"noi". Ha mostrato una palese diffidenza per la parola "io". Non stava semplicemente evitando una singolarità che non sentiva: ci stava attirando al suo fianco. Aveva l'audacia di lasciare intendere che, anche se non si capisce dalle loro facce, la maggior parte delle persone viene dalla Città dei Sogni. Quasi tutti abbiamo alle spalle storie complicate, un passato caotico, una molteplicità di narrazioni.
da "Le mille voci di Obama" di Zadie Smith, scrittrice anglo-giamaicana,
su Internazionale 3/4/2009
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