Reportage del luglio 2005
Non per guadagnare voti, né per perseguire in alcun altro modo il potere e neanche esclusivamente a favore della causa indigena, ma per creare uno “spazio di ascolto” di necessità,
sogni e aspirazioni. Lanciata dall’Esercito Zapatista nel luglio 2005,
la “Otra campaña”, traducibile come “campagna diversa”, vuole percorrere
il territorio messicano per incontrare e ascoltare le voci dei
cittadini“più umili e semplici”. Essa avrà inizio proprio in periodo
elettorale, ma proseguirà perché lo spazio dell’ascolto non debba
interrompersi. L’inedita iniziativa e’ un coerente passo avanti del
movimento ispirato a Emiliano Zapata, che intende costruire dal basso una società diversa.
La Campagna lanciata dall’EZLN (Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale) segue e attua la Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona del Giugno 2005 che afferma “sono
molti i cammini di resistenza contro l’ingiustizia, e molti e diversi
coloro che li portano avanti” e culmina con la chiamata a “tentare uniti
di organizzare queste diverse esperienze, in un progetto per una
diversa forma di fare politica, di sinistra, anticapitalista e per una nuova Costituzione”.
Organizzazioni politiche (non istituzionali) di sinistra, organizzazioni sociali,
di indigeni, di lavoratori, di religiosi, di donne e di omosessuali,
collettivi di artisti e studenti, ONG e singoli, anziani e bambini,
oltre a decine di osservatori internazionali, hanno partecipato alle
riunioni preparatorie della “Otra campaña”, per manifestare la loro
adesione e fare nuove proposte. Realtà tanto variegate hanno mostrato un
gran desiderio di unirsi e rafforzarsi, attratte irresistibilmente dal
movimento più famoso al mondo che lotta per valori ideali e li mette in
pratica con un sistema di governo alternativo e autonomo. Le 5 Giunte del Buon Governo,
organi di direzione degli altrettanti territori autonomi zapatisti
(Caracol), si contrappongono al Malgoverno centrale messicano, che non
ha mai rispettato la cultura comunitaria degli indigeni. Tale sistema,
che realizza una democrazia partecipativa
secondo la rotazione nelle cariche, è stato instaurato in seguito al
sollevamento del 1/1/1994, ispirato alle parole dell’eroe della
Rivoluzione messicana Emiliano Zapata: “la terra è di chi la lavora”.
Le riunioni preparatorie della campagna si sono svolte in diverse comunità
appartenenti al Caracol La Garrucha. Il Sup Marcos, nei suoi discorso
iniziali ha raccontato la storia delle comunità ove la riunione si
svolgeva, descrivendo così le vicende degli indigeni del Chiapas: sfruttamento, violenza e inganno, da parte di latifondisti, esercito e PRI , ma anche 500 anni
di resistenza, fino al sollevamento del 1994: “Arrivò un momento in cui
il Signor Ik non parlava più, ma ascoltava. Ascoltava la indignazione e
la rabbia. Già prima l’aveva ascoltate, però ora c’era una differenza:
erano una rabbia e una indignazione organizzate”.
Oggi, questi terreni dove siamo stati ospitati in centinaia, grazie al grande
impegno e alle strutture costruite appositamente dalle comunità, sono
amministrati autonomamente secondo i principi della forma comunale di
lavoro e possesso della terra, già vigente prima dell’imposizione della
proprietà privata da parte dei colonizzatori. Una delle partecipanti
indigene ha descritto l’importanza della terra, rimandando al nome della
comunità in cui ci trovavamo, “Dolores Hidalgo”: “..come il dolore di
una mamma quando ha un figlio, un dolore che dà grande gioia: per la
terra si lavora, si lotta, si soffre, ma essa poi genera il mais, il
caffè, la legna degli alberi, il nutrimento degli animali, la casa..”.
Pedro, rappresentante di un’Unione di lavoratori,
dice che le loro resistenze le fanno attraverso blocchi stradali, ma
anche petizioni dirette al Governo. Il suo villaggio non fa parte dei
territori zapatisti, ma afferma che le condizioni di vita, in seguito al
sollevamento del ’94 sono notevolmente migliorate per gli indigeni: ora
il governo, trovandosi davanti una forza tanto compatta, dà maggiore
ascolto alle richieste di migliori scuole, ospedali, elettrificazione..
In alcuni casi i lavoratori, non ricevendo ascolto dal governo centrale,
si rivolgono alle autorità autonome: come i taxisti del villaggio di
Tapachula, che non ottenendo il permesso per lavorare, si sono recati
presso la vicina Giunta del Buon Governo, dove hanno trovato un luogo
per parlare e organizzarsi. Per Pedro l’obiettivo resta l’autonomia,
anche se non tutti sono d’accordo, dice “spesso il potere economico
debilita la lotta”. La resistenza degli indigeni zapatisti oggi è
proprio questo, il“Non vendere la dignità”: come i maestri delle scuole
autonome, che svolgono il loro lavoro avendo in cambio solo mais e
fagioli dalla comunità. Qui, la dignità e la capacità di autogovernarsi
con il dialogo, affascinano e fanno sognare in tanti.
Molti sono i collettivi di artisti e studenti che sostengono il
movimento attraverso diverse forme creative e di comunicazione
alternativa: in particolare i graffiti, che nelle comunità autonome
raggiungono un’estetica estremamente espressiva, ma anche con video,
mostre e pubblicazioni. Alcune associazioni messicane, così come i
comitati internazionali di appoggio, sostengono progetti per migliorare
le condizioni di vita degli indigeni, nei campi dell’agroecologia,
ingegneria, sanità, educazione.. Alle riunioni hanno parlato
organizzazioni per i diritti umani, collettivi di anarchici,
omosessuali, femministe, ma anche gruppi punk e rap, con interventi a
volte ripetitivi, in una maratona politica
di quasi 18 ore. Mentre Marcos ascoltava e appuntava. Nel discorso
finale il Sup ha apprezzato la varietà delle visioni e degli apporti dei
partecipanti, assicurando che la “Otra campaña”, sarà contraria a
qualsiasi tendenza egemonizzante e omogeneizzante. Il Subcomandante ha
però sottolineato un punto fondamentale cui tutte queste realtà devono
conformarsi per aderire: “Non cerchiamo un luogo per la parola, bensì un
luogo per l’udito”. L’udito, un senso poco esercitato, in genere, dai
leader politici, una capacità di cui il Subcomandante ha dato prova
nella lunga maratona, una metodologia di lavoro per le Giunte del Buon
Governo, ma soprattutto una virtù fondamentale per costruire un mondo
più equo e pacifico, alla quale gli incontri di questi giorni,
incentrati sull’ascolto di diverse esperienze, hanno cercato di
preparare noi tutti.
Nessun commento:
Posta un commento