sabato 24 aprile 2010

Nadine Gordimer: scrittura e impegno

Conciliare lo splendore della parola e l'asprezza della realtà. Raccontare: spinti dall'intimo, ardente desiderio di cambiamento, ma senza esserne mai travolti. Questo che è per me è il modello, l'ideale di scrittura, lo ritrovo nei romanzi, racconti e saggi del premio Nobel per la letteratura nel 1991, Nadine Gordimer. Sarà il tema dell'incontro e scontro tra bianchi e neri durante l'apartheid, magistralmente raccontato dalla sua penna, che non è mai scontata e mai banale perchè narra lasciando che a parlare siano i più profondi impeti dell'anima umana. Per questo la sua lettura più di quella di chiunque altro, oggi mi appassiona e consola. Proprio perchè il suo "impegno", non è mai cieco, idealizzante o demonizzante. Ecco alcune sue riflessioni sul tema, che copio dalla raccolta di suoi saggi "Vivere nella speranza e nella storia. Note dal nostro secolo".

"La moralità della narrativa consiste nel prendersi la libertà di esplorare ed esaminare con impavida onestà la morale contemporanea, compresi sistemi morali quali le religioni.

Quando mai gli scrittori hanno potuto eludere la politica, apertamente o implicitamente?
Forse il periodo in cui schiavi e contadini vivevano in miseria, mentre gli scultori erano alla ricerca delle proporzioni perfette del corpo umano? Il periodo in cui i rivoluzionari erano rinchiusi nelle prigioni dello zar Alessantro mentre i granduchi si costruivano palazzi a Nizza? Il periodo in cui ad affamati e disoccupati veniva offerta la salvezza di un fascismo sempre più forte mentre i playboy e le ragazze danzavano tenendo in bilico bicchieri di champagne rosé?
Sembra che non vi sia modo di sfuggire a tale rapporto.

Non tutti gli scrittori che intessono un rapporto con la politica, barattano l'immaginazione con il cilicio dello scribacchino di partito. Esiste anche il caso dello scrittore le cui facoltà immaginative vengono autenticamente risvegliate e chiamate in causa dallo spirito della politica così come egli la vive in prima persona. E può non trattarsi della libera scelta di un Byron. Può essere qualcosa cui è praticamente impossibile sfuggire in tempi e luoghi di terremoti sociali.

Il ruolo rivestito dalla letteratura è nell'illuminare il nostro popolo, nel dischiudere la vita alla potenza e alla bellezza dell'immaginazione, nel rivelargli se stesso attraverso lo scrittore in quanto depositario del suo ethos.
E' di questa rivelazione che hanno paura i regimi.

.. ma gli scrittori, gli artisti di qualsiasi genere, esistono proprio per spaccare le incrostazioni prodotte dall'abitudine e aprire un varco tra le inferriate che tengono prigioniera la sensibilità: esistono per permettere alla libera immaginazione di spuntare rigogliosa come l'erba nei prati."


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