giovedì 2 gennaio 2014

Mohamed e il pescatore: Storia di due uomini e un miracolo nel Mediterraneo

Questi due uomini, così lontani per origine, età, cultura e prospettive, erano diventati così vicini, per l'intimità che si crea nel confine tra la vita e la morte, tra il mare e la terra, tra l'antica legge del mare e la paura di essere accusati di “favoreggiamento di immigrazione clandestina”


Mohamed ha 26 anni ed è fuggito dalla Mauritania perché non sopporta più la condizione di schiavitù in cui lui e la sua famiglia vengono tenuti, in quanto neri. Ma il gommone che deve portarlo in Italia insieme ad altre 47 persone prende acqua e a poco a poco affonda, fino a che non resta lui solo su un pezzo di legno. Decide di attendere la morte ma viene distratto dalla vista di un delfino che gli ricorda che un giorno qualcuno gli ha detto “se incontri un delfino in mare, potrà salvarti”.
Vito è il capitano di un peschereccio di Mazara del Vallo: Ha 50 anni, ma lo spirito inquieto di un ragazzo. Ed è proprio per questo che, poichè non riesce a stare fermo e seduto davanti al monitor del peschereccio che guida, ma ha bisogno di alzarsi in piedi a scrutare il mare, all'alba di un giorno di fine agosto osserva qualcosa di inusuale affiorare tra le onde. Prende il binocolo pensando si tratti di una boa, ma poi vede un braccio alzarsi, muoversi verso di lui.

Ho ascoltato per la prima volta questi racconti di Mohamed e Vito quattro anni fa, quando, con l'idea di realizzare un documentario sul miracoloso salvataggio di un uomo solo in mezzo al mare premiato dall'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr), su spinta della produttrice Marta Zaccaron mi sono messa alla ricerca dei due protagonisti. Quando lo abbiamo rintracciato, Mohamed si trovava ad Alessandria, dove era stato inserito in un progetto di accoglienza e formazione professionale per rifugiati. Vito invece, lo abbiamo intervistato nella sua cittadina di Mazara del Vallo, tornato da una delle battute di pesca che in queste zone durano tra un mese e un mese e mezzo. Questi due uomini, così lontani per origine, età, cultura e prospettive, erano diventati così vicini, per l'intimità che si crea nel confine tra la vita e la morte, tra il mare e la terra, tra l'antica legge del mare e la paura di essere accusati di “favoreggiamento di immigrazione clandestina”. Entrambi avevano un grande desiderio di re-incontrarsi. E' stato possibile anche grazie al film, che in hanno creduto i giudici del Fondo Media della Commissione Europea e del Fondo per l'Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia, con cui è stato finanziato.

Il documentario parte da Parigi, dove Mohamed è andato a trovare alcuni suoi parenti, per arrivare, seguendolo nel suo viaggio in treno fino alla cittadina siciliana di Mazara del Vallo dove vive Vito, rievocando un viaggio drammatico e doloroso, ma anche vivendo insieme ai due protagonisti, un incontro che dà speranza per il futuro. Se il film racconta una storia di grande umanità e fratellanza, come quando Vito dice “per me ora Mohamed è come un figlio”, attraverso il giovane venuto dall'Africa si denuncia anche la disumana violazione della sacra legge del mare, cui tante normative inique hanno portato: “Tante volte, abbiamo visto barche passare, abbiamo fatto segni, urlato ma niente, scappavano tutte”, racconta Mohamed. Per me, la produttrice Marta Zaccaron e il regista Marco Leopardi, l'obiettivo è dare voce a tutti coloro che come Mohamed cercano un mondo migliore. Mohamed parla anche per tutti coloro che non ce l'hanno fatta.
Ludovica Jona
Il film può essere visto a questo link:

Per info:
https://www.facebook.com/MOHAMEDEILPESCATORE?ref=hl



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